Il cielo di stagno
Ucraina, 1943. Reduce dall’inferno di Stalingrado, il maggiore Martin Bora è distaccato sul fronte russo al servizio dell’Abwher, il controspionaggio dell’esercito tedesco. In un clima dove nevrosi e paura del futuro sono il pane quotidiano delle truppe, Bora sembra essere rimasto uno dei pochi la cui lucidità non è stata intaccata dagli orrori della guerra. Eppure questa lucidità, nonché il suo talento investigativo, non paiono sufficienti a far collaborare il generale Platonov, un alto grado dell’Armata rossa caduto prigioniero dei tedeschi. Ben presto a questo generale sovietico se ne aggiunge un altro, stavolta di sua spontanea volontà: si tratta di Tibyetskji (detto Khan), vecchia gloria della guerra civile russa che ha deciso di “saltare il fosso” portando in dono l’ultimo modello di T-34, il più avanzato carro armato dell’Urss.
Il doppio colpo di fortuna dei tedeschi si tramuta in uno smacco quando entrambi i generali perdono la vita nel giro di poche ore. Tutto sembra escludere l’ipotesi dell’omicidio, ma Bora intuisce che c’è qualcosa che non torna nella ricostruzione dei fatti e inizia un’avventurosa inchiesta, costellata di insidie e colpi di scena, nel tentativo di risolvere un enigma che lo riguarda molto, molto da vicino…
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